mercoledì 28 febbraio 2018
martedì 27 febbraio 2018
lunedì 26 febbraio 2018
Lettere da una Taranta di Raffaele Gorgoni ospiti della Società Dante Alighieri di Brindisi
La Società Dante
Alighieri organizza la presentazione del volume Lettere da una Taranta di
Raffaele Gorgoni ( I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno) presso il
Wine Bar Susumaniello Via Tarantafilo, 19 Brindisi. La data è Martedì 27
febbraio 2018 e si comincia alle ore 18,00
Dialoga con l’autore
l’editore Stefano Donno
Originalissimo il testo
in cui dopo tante pizziche e notti melpignanesi è proprio la tanto "
bistrattata, odiata e amata, adulata e disprezzata, incensata e criticata,
vezzeggiata e maltrattata" Taranta ad esserne la protagonista. È proprio
lei la Lycosa Tarantola ad infrangere il velo di omertà e dire tutto quello che
pensa del Salento, dei politici, della notte della Taranta e delle tarantate. E
lo fa scrivendo delle lettere ad un essere umano di cui probabilmente non
conosce neanche il nome, ma che è l'interlocutore più adatto ad accogliere le
sue opinioni e i suoi sfoghi confidenziali, finalmente libera dalle catene di
tradizioni e grottesche maldicenze.Le lettere sono precedute da uno sfogo
vocale che l'autore traspone in dialetto e poi parte il racconto storico che
non lascia spazio alla noia. Tutto è condotto con accuratezza di dettagli e con
grande semplicità, catturando il lettore ansioso di scoprire aneddoti ed
episodi storici, e quasi “mitologici” un po' forse dimenticati che si sono
succeduti negli stessi vent'anni della notte melpignanese e che riaffiorano
nella memoria con grande godimento.
Il contenuto
all'interno delle lettere è quasi sfacciato, perché la Taranta si toglie
finalmente tanti" sassolini nelle scarpe" (proprio come il titolo
della collana editoriale diretta dallo stesso Gorgoni) rivelando cose viste
entrando in quei luoghi dove gli umani non avevano accesso. Lo sfogo di una
taranta non può certo incorrere in accuse partitiche e per questa sua immunità
è libera di raccontarci fatti ai più sconosciuti. Dalle prime forme di
tarantismo alla sua quasi sparizione con le prime emigrazioni verso il nord
anche da parte delle donne,con le assunzioni nelle fabbriche quando il morso
che provocava convulsioni sincopate viene sostituito dal valium o da una seduta
dal parrucchiere. La scrittura ha il ritmo sincopato del tamburello ancestrale,
e chi legge è preso nel vortice delle notizie e degli episodi raccontati.
Parallelamente ai vent'anni della notte della Taranta nulla viene dimenticato.
La politica con eventi non sempre edificabili, gli antropologi, gli scienziati,
gli anni cinquanta, la televisione, il muro di Berlino, l'Ilva, la democrazia,
la prima Repubblica, i vari politici che nel Salento hanno fatto il buono e il
cattivo tempo, i flussi migratori e l 'incapacità di trarne beneficio derivante
da altre culture. Non vengono tralasciati neanche Ovidio e le sue Metamorfosi,
Plutarco, l'Odissea , l'Iliade e Dante. La Taranta nelle sue lettere non dimentica
di criticare personaggi che si sono mossi nell'ambito della kermesse di
Melpignano, ma fa anche tanti elogi a chi aveva capito sin dall' inizio il
senso vero di quella manifestazione. Chi pensava, avendo in mano il libro, di
trovarsi dinanzi ad una favola moderna avrà la piacevole sorpresa, leggendolo,
di avere in mano un pezzo di storia ironicamente descritta dall'autore con la
sua solita penna insolente.
iQdB edizioni di
Stefano Donno (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno
Sede Legale e Redazione:
Via S. Simone 74 - 73107 Sannicola (LE)
Redazione - Mauro
Marino
Segreteria
Organizzativa – Dott.ssa Emanuela Boccassini
Public Relations –
Raffaele Santoro
Social Media
Communications - Anastasia Leo, Ludovica Leo
venerdì 23 febbraio 2018
giovedì 22 febbraio 2018
"Lampi di verità" di Donato Di Poce ( I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno) in Tour nel Salento
23
febbraio 2018 ore 18:30, Libreria Volta la Carta, Calimera, Le, via
Costantinopoli 35
Dialogheranno con
l'autore: Nicola Vacca (direttore collana "Z"), Stefano Donno
(editore), Alessandro Vergari (autore della prefazione a Lampi di verità),
Francesco Aprile (Utsanga.it), Giovanna Rosato (Biblioteca Gino Rizzo di
Cavallino). L'incontro di Calimera è
promosso da Utsanga.it e Giovanna Rosato (Biblioteca Gino Rizzo, Cavallino, Le)
in collaborazione con iQdB Edizioni e Libreria Volta la Carta.
24
febbraio 2018 ore 19,30, Fondo Verri, Lecce, via Santa Maria del Paradiso, Lecce
Dialogheranno con
l'autore: Nicola Vacca (direttore collana "Z"), Stefano Donno
(editore), Alessandro Vergari (autore della prefazione a Lampi di verità),
Grazia Piscopo (Presidente Associazione Thorah) Mauro Marino (Fondo Verri di
Lecce) . L'incontro di Lecce è promosso da
Fondo Verri, Associazione Thorah
Donato Di Poce, (Nato a
Sora - FR - nel 1958 ma residente dal 1982 a Milano ). Poeta, Critico d’Arte,
Scrittore di Aforismi, Fotografo. Artista poliedrico ed ironico ma dotato di
grande umanità, si è imposto all’attenzione del pubblico e della critica con la
pubblicazione di una collana di 5 portfolio dal titolo: TACCUINO BERLINESE
-East Side Gallery , Félix Fénéon Edizioni, Ruvo di Puglia (BA), 2009 dedicata
al muro di Berlino. In un suo celebre aforisma ha scritto: “Il Poeta vede
l'invisibile/Il Fotografo fornisce le prove”.
Nicola Vacca - è nato a
Gioia del Colle, nel 1963, laureato in giurisprudenza. È scrittore,
opinionista, critico letterario, collabora alle pagine culturali di quotidiani
e riviste. È redattore della rivista «Satisfiction». Ha pubblicato: Nel bene e
nel male (1994), Frutto della passione (2000), La grazia di un pensiero (2002),
Serena musica segreta (2003), Civiltà delle anime (2004), Incursioni
nell’apparenza (2006), Ti ho dato tutte le stagioni (2007), Frecce e pugnali
(2008), Esperienza degli affanni (2009), con Carlo Gambescia il pamphlet A
destra per caso (2010), Serena felicità nell’istante (2010), Almeno un grammo
di salvezza (2011), Mattanza dell’incanto (2013), Sguardi dal Novecento (2014),
Luce nera (2015), Vite colme di versi. Ventidue poeti dal Novecento (2016),
Commedia ubriaca (2017).
Il Cane. Una storia sociale dall'Antichità al Medioevo di Marco Iuffrida. In libreria per Odoya dal 1 marzo 2018
“Poiché il cane è, fra
gli animali, l’aiuto più veloce per i falchi che predano e dal momento che una
sola tipologia di cani è più veloce di tutte le altre – il levriero o il veltro
– conviene che il cane da supporto al rapace sia di questo tipo”. Scriveva
Federico II di Svevia nel suo trattatello De Arte venandi cum avibus intorno al
1260. Ma le nobili frequentazioni dei nostri amici a quattro zampe sono
iniziate ben prima. Basti pensare che in una tomba datata 2650 a.C., rinvenuta
in quel di Matelica, si è trovato il cane levrieroide del defunto seppellito
come ausilio, anche nell’aldilà, per l’inseparabile padrone. Non è forse vero
che Anubi, nell’antico Egitto, già benediceva gli iniziati con le sue fattezze
per metà canine? Marco Iuffrida, forte della sua conoscenza dei testi
antichi/medievali, acquisita anche alla Biblioteca Apostolica Vaticana, dedica
questo svelto e dotto trattato alle origini di un rapporto che rimane da secoli
invariato. L’utilitarismo che legava uomo e cane quando nelle corti la caccia
era uno dei passatempi preferiti non impediva di aggiungere altre connotazioni
alla frequentazione dell’animale. Carlo Magno era un fiero possessore di cani e
vietò ai chierici di possederne in quanto riteneva che la vicinanza con
l’animale fosse un lusso e una distrazione che non si addiceva agli uomini di
Dio. Si pensi poi agli Scaligeri, così affezionati all’idea di forza e alle
capacità intrinseche canine ⎼
per fare un altro esempio era molto apprezzata la capacità di cacciare i lupi ⎼ che vollero attribuire
ai capi casata i noti nomi di Cangrande, Mastino, Cansignorio. Non erano da
meno i Gonzaga, nella cui Camera degli sposi campeggiano i cani di Ludovico
III, dipinti dal Mantegna. E se la tassonomia delle varie tipologie di cani da
caccia aiutava a scegliere falconieri e cacciatori da epoche più remote,
Michelangelo Biondo, nel 1544 (nel De
canibus e Venatione Libellus) canonizza un altro canide che ben conosciamo: “Il
cagnetto di lusso (De caniculo delicioso): piccolo, della lunghezza di un piede
o mezzo; quando è cresciuto è più gradito se è della dimensione di un topo”.
Marco Iuffrida, storico, dottore di ricerca in
Storia medievale, specializzato in biblioteconomia alla Biblioteca Apostolica
Vaticana, studia da anni la storia sociale. Collabora con varie riviste e
partecipa attivamente al dibattito internazionale. Diverse le sue pubblicazioni
d’ambito medievistico; sul tema della simbologia animale ha scritto il saggio
Cani e uomini. Una relazione nella letteratura italiana del Medioevo (2016). È
inoltre l’autore del romanzo storico InChiostro (2017).
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