venerdì 31 marzo 2017
Antologia di poeti contemporanei. Tradizioni e innovazione in Italia a cura di Daniela Marcheschi (Ugo Mursia Editore)
Chi sono i poeti più
significativi del nostro tempo? Travolti dall'iperproduzione amplificata dai
nuovi media, disorientati dalla latitanza dei critici, spesso i lettori di
poesia si muovono confusi tra le pagine, privati di solidi strumenti di analisi
e valutazione. Questo volume, firmato da Daniela Marcheschi, uno dei critici
oggi più autorevoli, propone l'opera di 21 poeti italiani, giudicati variamente
rappresentativi e validi da molteplici angolazioni; di ciascuno fornisce un
profilo bio-bibliografico e critico fondamentale per comprenderne genesi ed
evoluzione dell'opera artistica. Il risultato è un'antologia in prima persona
che, non solo, riapre il dibattito sulla poesia italiana di oggi su basi
critiche rinnovate, ma fornisce al lettore le linee-guida per comprendere
caratteristiche e peculiarità del "movimento" poetico italiano.
Un'opera che parla al pubblico, ai poeti e al mondo della critica.
“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) all’Associazione Culturale "Musica e dintorni"
“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo
whiskey bar di Giuseppe Calogiuri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) sarà
presentato DOMENICA 2 APRILE 2017 alle ore 18,30 presso l’Associazione
Culturale "Musica e dintorni", via Gorgoni 16, a Cavallino (LE) da
Stefano Donno e Leda Cesari.
“Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole molto coraggio nel
chiedermi di scrivere una prefazione a un libro su di una band degli anni ’60.
Perché, anche a voi che leggete, qual è il primo pensiero che vi viene in
mente? Sicuramente uno di quegli insopportabili gruppi frikkettoni, hippie,
pacifisti, lenti e insulsi sul modello di Mamas&Papas o Jefferson Airplane
(ne sono certo). Per fortuna, anche in quegli anni terribili dal punto di vista
musicale qualche luce affiorava nel buio. E, forse, una luce più di tutte,
quella di The Doors! Ed è di questa luce che questo libro vi parla. Meglio, ve
la racconta. E Giuseppe Calogiuri, conoscendo questa mia debolezza, ha saputo
trovare lo strumento e il coraggio giusto. Ma, forse, è necessario andare per
ordine… Il 4 gennaio 1967 The Doors pubblicano il loro primo album omonimo. Non
siamo in un anno qualsiasi, quel 1967 segnerà la storia degli Stati Uniti,
prima, e dell’intero mondo occidentale, poi. Già da qualche anno le forze
armate di Washington combattono lontano da casa una guerra non ufficiale.
Dall’inizio del suo mandato presidenziale, il “progressista” John F. Kennedy ha
cominciato a prendere i ragazzi del suo paese per scaraventarli dall’altra
parte del mondo. The Golden One (citando The Human League), figlio di una
famiglia arricchitasi spropositatamente grazie al commercio illegale di alcol,
ha precipitato gli Stati Uniti nel fango del Vietnam. Il suo successore, Lyndon
B. Johnson, ha continuato il lavoro. Anzi, lo ha portato alle estreme
conseguenze. Il 7 agosto 1964, il Congresso americano – approvando la H.J. Res.
1145 (conosciuta come la “Risoluzione del Tonchino”) – ha consegnato al
Presidente un assegno in bianco per portare le truppe ovunque ritenesse
necessario. È l’inizio della presidenza imperiale. E’ anche l’inizio, in
pratica, della coscrizione obbligatoria per i giovani americani. Quella carne
fresca serve. È indispensabile per combattere nelle paludi e nelle giungle del
sud-est asiatico. Nel 1968, saranno ben 500.000 i soldati impiegati in Vietnam
(con infiltrazioni anche in Cambogia e Laos per inseguire i charlie). In questo
clima, le Università sono le istituzioni che, più di altre, risentono della
guerra. I ragazzi che “vincono” alla perfida lotteria della coscrizione hanno
solo tre scelte: 1) accettare l’arruolamento; 2) scappare, magari in Canada
(come Jack Nicholson); oppure 3) scegliere la strada dell’obiezione di
coscienza. La terza è una scelta difficile, ti mette fuori dalla società e, per
questo, ci vuole un coraggio enorme. Un campione sportivo all’apice della
carriera rifiuterà più volte l’arruolamento e il 20 giugno del 1967 sarà
giudicato colpevole di tradimento. Quell’uomo era Muhammad Ali! Una nuova
strada doveva essere trovata. E qui la musica sarà fondamentale come mezzo di
aggregazione per tutti coloro i quali volevano fare qualcosa. Il 1967 regalerà
alla costa occidentale degli Stati Uniti la Summer of Love e al Vecchio
Continente la spinta alla rivolta studentesca, che in Europa inizierà nel
maggio dell’anno dopo. La scintilla partita dall’Università di Berkeley, in
California, diventerà fiamma viva in altri atenei, per trasformarsi in incendio
a Parigi. Il Monterey Pop Festival del giugno 1967 sarà il pretesto che
permetterà agli studenti di unirsi, confrontarsi e cogliere tutti i segnali che
artisti come Jimi Hendrix o The Who sputavano dal palco. Segnali che, in un modo
o in un altro, volevano dire rabbia. Beh, The Doors sono figli e, insieme,
strumento di quella rabbia e di quella società americana che è confusa e
terrorizzata dai suoi stessi leader. Una società che ha visto cadere i propri
miti politici con l’assassinio di Kennedy, o quelli sportivi, con l’arresto di
Ali, e che vede, continuamente, partire i propri ragazzi verso luoghi lontani e
impronunziabili per tornare, poi, in casse avvolte dalla bandiera a stelle e
strisce. Una generazione di giovani e adolescenti che si rifugia sempre più
nelle droghe. Magari nuove droghe come l’LSD, che aprono nuove porte. E queste
porte sono quelle già narrate da William Blake e che Jim Morrison, Ray
Manzarek, Robby Krieger e John Densmore faranno proprie e attraverseranno con l’arroganza,
l’incoscienza e la rabbia dell’età. Arroganza, incoscienza e rabbia che non si
possono non condividere e abbracciare. Abbracciare anche da parte di chi, come
me, è cresciuto con e nel punk, prima, e nella new wave, dopo. Un triade di
valori e sentimenti che tutti insieme risiedono in quella prima prova
discografica e che, qui, Giuseppe Calogiuri analizza e descrive con sapienza
tecnica assolutamente invidiabile (almeno da parte di chi crede che conosciuti
due accordi si possa e si debba formare una band!). Quello che avete tra le
mani non è un ennesimo libretto sulla band di Los Angeles, no. Sono pagine che
vi faranno fare un passo avanti sulla strada della conoscenza di un album
fondamentale. Un disco con veri gioielli. E alcuni sono gioielli sfrenatamente
gotici: come non citare la bellezza fulminante di The Crystal Ship. Pezzo che,
per il chiaro riferimento a leggende celtiche, avrebbe sicuramente fatto
innamorare i membri della Confraternita Pre-raffaellita di vittoriana memoria.
Il dolore che trasuda freddo e umido da End of the Night o l’incestuoso sangue
che sgorga da The End. Pezzo, quest’ultimo, che non può non ricordare In Cold
Blood di Truman Capote e a causa del quale, soprattutto, sono certo, il Re
Inchiostro Nick Cave avrebbe venduto l’anima per poter scrivere una murder
ballad come quella. Insomma, ora basta, inutile aggiungere altro. Giuseppe
Calogiuri vi ha invitato, vi ha aperto le porte e, come avrebbe cantato Ian
Curtis: “This is the Way… step inside!” (Prefazione di Daniele De Luca)
Giuseppe Calogiuri (1978) è nato a Lecce e qui vive e
lavora come avvocato specializzato in diritto d’autore e degli artisti. Alla
professione affianca l’attività di chitarrista ed ha all’attivo un decennio di
militanza nella prima tribute band salentina dei Doors, con la quale ha portato
il sound della band di Los Angeles in giro per la Puglia. Giornalista e
scrittore, tra i suoi lavori “Una buona giornata” (premio “Corto Testo”),
“Tramontana” (Lupo Editore, 2012), “Cloro” (Lupo Editore, 2016).
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giovedì 30 marzo 2017
mercoledì 29 marzo 2017
martedì 28 marzo 2017
lunedì 27 marzo 2017
LA NATURA DELL'AMORE di John Burnside. Trad. Giuseppina Oneto (FAZI EDITORE)
Da una delle voci più note e celebrate della
narrativa e della poesia del Regno Unito, un’opera potente e insieme intima,
che fonde in maniera magistrale prosa e poesia, essay e memoir. Una riflessione
intensa e poetica sull’amore e le sue possibilità, un inno alla natura
selvaggia e libera presente in tutti gli uomini. Quando John per la prima volta
si accorge che i testi delle canzoni d’amore che passano alla radio hanno un
significato, capisce di essersi innamorato. È il suo incontro con l’amore e ha
il volto di Madeleine – la cugina che lo incanta con le sue dita affusolate e
le unghie dipinte, sempre diversa eppure sempre lei. Madeleine gli fa ascoltare
I Put a Spell on You nella versione di Nina Simone, la cosa più bella che lui
abbia mai sentito, e mentre suo padre si prepara a lasciare la Scozia per
approdare a Corby, dove lo attende un lavoro in un’acciaieria, John è
totalmente avvinto da quest’incantesimo, un incantesimo che si trasforma in ossessione
e durerà tutta la vita. E in effetti Madeleine ricorre in tutto il libro: ogni
donna che John incontrerà non sarà che un riflesso della cugina, la prima di
una schiera celeste di misteriose e belle ragazze che infiammano la sua
immaginazione – una sconosciuta che in un caffè gli canta una canzone, un’amica
incontrata in un ospedale psichiatrico che danza davanti a lui nella sala da
pranzo, e infine Christine, una ragazza di cui da giovane si era follemente
innamorato ma che ha rifiutato senza mai spiegarsene la ragione. La natura
dell’amore è uno scorcio lucido e disarmante sul modo in cui gli uomini vivono
l’amore e un’indagine sulla natura inquietante dell’attrazione, che si dipana
in un labirinto contorto di desiderio e rifiuto. In sottofondo la colonna
sonora della vita di Burnside e le influenze culturali che hanno contribuito a
plasmare la sua essenza: il jazz e la musica rock, la fotografia di Diane
Arbus, i tristi paesaggi invernali del Nord della Norvegia e le abbuffate di
LSD a Cambridge. Questo romanzo è più di un memoir, è un libro sulla memoria,
cioè l’altra faccia dell’amore, in cui perdersi e trovarsi sono in fondo la
stessa cosa.
John Burnside Nato nel
1955 a Dunfermline, in Scozia, è docente di scrittura creativa presso la
University of St Andrews, a nord di Edimburgo. La sua vasta produzione poetica
è stata insignita nel 2008 di uno dei più importanti premi di poesia del Regno
Unito, The Cholmondeley Award, e la sua raccolta The Asylum Dance ha vinto nel
2000 il Whitbread Poetry Award. Ha inoltre scritto una raccolta di racconti e
numerosi romanzi. Fazi Editore ha pubblicato il suo Glister (2010). È stato
membro della giuria del Man Booker Prize. Vive nel Fife, in Scozia, con la
moglie e i due figli.
giovedì 23 marzo 2017
Si presenta Con tutto il cielo in gola di Daniela Palmieri a Salice Salentino
Il Comune di Salice Salentino e CSL Puglia presentano
lunedì 27 marzo 2017 alle ore 19,00 presso il Centro Polifunzionale di
Salice Salentino “P. Benigno Perrone” in via P. Leone 36, il libro
di Daniela Palmieri dal titolo “Con tutto il cielo in gola” edito da iQdB
Edizioni di Stefano Donno nella collana Salento D’Esportazione. E’ previsto il
saluto del Vice Sindaco Dott. Avv. Alessandro Ruggeri. Presenta l’autrice la
Dott.ssa Silvia Grasso (sociologa), l’editore Stefano Donno. Ci saranno gli
intermezzi musicali a cura di Domy Siciliano (voce) e Giorgio Palma (sax) con
le coreografie a cura di Spazio Danza Due di Barbara Vullo e con la performance
della ballerina Cecilia Leo. “Con tutto il cielo in gola” di Daniela Palmieri
edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno è un romanzo sociale, ambientato nella
contemporanea città di Lecce. L’autrice, con uno stile semplice e scorrevole,
dal ritmo incalzante, racconta le vicende di confine della così nota “zona
167”. Con estrema sincerità Daniela dipinge i volti, le anime e i pensieri
turbinosi dei vari personaggi, impegnati a superare le difficoltà che il
destino ha posto sul loro cammino. Attorno ai protagonisti ruotano numerosi
personaggi, la cui vita è scandita da gesti quotidiani, dagli stessi volti e
luoghi in cui ritrovarsi, dalle stesse chiacchiere, dalla storia che sembra
ripetersi uguale per tutti, fatta di sconfitte, di frustrazioni e fatica. Le
loro vite girano su se stesse e si intrecciano con quelle di Antonio e Matilda.
Il primo è un quarantenne deluso e sconfitto dalla vita. Era una “promessa”,
avrebbe potuto fare grandi cose, ma, con la scomparsa del padre perde tutto:
non solo l’affetto del genitore, ma persino se stesso, il proprio futuro e le
speranze. Anche la morte prematura del padre di Matilda cambia completamente la
vita della sedicenne. La madre, per pagare i creditori vende tutto, abbandona
la casa e il lusso in cui vivevano e si trasferisce, con le due figlie e la
nonna, in un quartiere che odora di disperazione e povertà. Uno spazio urbano dove
ciascuno sembra condurre la propria esistenza incurante della sofferenza
altrui, dove il grigio pervasivo sembra l’unico colore in grado di soffocare
qualsiasi possibilità di slancio. Tutto questo fino a quando lo sfratto nudo e
crudo di una famiglia in difficoltà “sveglia” gli abitanti della “167”, e
li porta fuori per strada a lottare per una causa. Certo, ciascuno per un
motivo differente: chi per sentirsi parte di un qualcosa di grande, chi per
farsi perdonare un omissione una negazione, chi per farsi notare dall’uomo di
cui è segretamente innamorata, chi semplicemente perché non ha altro da fare. E
allora per tutto il quartiere si sente una certa “aria di rivoluzione”
… da respirare a pieni polmoni senza se e senza ma!
Daniela Palmieri è proprietaria dell’omonima libreria,
una delle più antiche di Lecce. Ha scritto “La Cerva” per Besa Editrice “Parole
in prestito” per iQdB edizioni.
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