martedì 28 febbraio 2017
“Con tutto il cielo in gola” di Daniela Palmieri edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno al Fondo Verri
“Con tutto il cielo in
gola” di Daniela Palmieri edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno sarà
presentato presso il Fondo Verri, via Santa Maria del Paradiso 8 a Lecce
il 2 marzo 2017 ore 19,00. Introduce Giorgio
Pala (Presidente Ass. Carpe Diem) e presenta l’autrice Antonio Errico
“Con tutto il cielo in gola” di Daniela Palmieri edito da
iQdB Edizioni di Stefano Donno è un romanzo sociale, ambientato nella
contemporanea città di Lecce. L’autrice, con uno stile semplice e scorrevole,
dal ritmo incalzante, racconta le vicende di confine della così nota “zona
167”. Con estrema sincerità Daniela dipinge i volti, le anime e i pensieri
turbinosi dei vari personaggi, impegnati a superare le difficoltà che il
destino ha posto sul loro cammino. Attorno ai protagonisti ruotano numerosi
personaggi, la cui vita è scandita da gesti quotidiani, dagli stessi volti e
luoghi in cui ritrovarsi, dalle stesse chiacchiere, dalla storia che sembra
ripetersi uguale per tutti, fatta di sconfitte, di frustrazioni e fatica. Le
loro vite girano su se stesse e si intrecciano con quelle di Antonio e Matilda.
Il primo è un quarantenne deluso e sconfitto dalla vita. Era una “promessa”,
avrebbe potuto fare grandi cose, ma, con la scomparsa del padre perde tutto:
non solo l’affetto del genitore, ma persino se stesso, il proprio futuro e le
speranze. Anche la morte prematura del padre di Matilda cambia completamente la
vita della sedicenne. La madre, per pagare i creditori vende tutto, abbandona
la casa e il lusso in cui vivevano e si trasferisce, con le due figlie e la
nonna, in un quartiere che odora di disperazione e povertà. Uno spazio urbano
dove ciascuno sembra condurre la propria esistenza incurante della sofferenza
altrui, dove il grigio pervasivo sembra l’unico colore in grado di soffocare
qualsiasi possibilità di slancio. Tutto questo fino a quando lo sfratto nudo e
crudo di una famiglia in difficoltà “sveglia” gli abitanti della “167”, e
li porta fuori per strada a lottare per una causa. Certo, ciascuno per un
motivo differente: chi per sentirsi parte di un qualcosa di grande, chi per
farsi perdonare un omissione una negazione, chi per farsi notare dall’uomo di
cui è segretamente innamorata, chi semplicemente perché non ha altro da fare. E
allora per tutto il quartiere si sente una certa “aria di rivoluzione”
… da respirare a pieni polmoni senza se e senza ma!
Daniela Palmieri è proprietaria dell’omonima libreria, una delle
più antiche di Lecce. Ha scritto “Parole in prestito” per iQdB edizioni e La
Cerva per Besa Editrice.
iQdB
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lunedì 27 febbraio 2017
Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) alla Bambola di Kafka di Lecce
Sideralgia
di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) sarà presentato da Marcella
Rizzo il 1 marzo 2017 ore 19,00 presso la Libreria La Bambola di Kafka in Via
Giuseppe Palmieri, 37. Interverrà l’editore Stefano Donno
DALLA
PREFAZIONE di FRANCESCA TUSCANO - “Che poesia è dunque LA poesia di Sideralgìa?
Ma sarebbe meglio dire cosa non è: non è poesia del sentimento, inteso come
necessità espressiva di un’intimità non mediata, ingenua (…) La poesia di
questa raccolta è invece densa di sottotesto, mediata, e se di sentimento parla
lo fa con evidente consapevolezza formale, oltre che tematica. Non è poesia per
signore con cagnolino da grembo (come avrebbe detto Majakovskij). La poesia di
Marta (qui il nome non
è dell’autrice, ma della voce che agisce, nella raccolta) è poesia dell’urlo (comunicativo),
che nasce dal suo opposto, l’afasia che ha conosciuto, carnalmente, l’Ospite, e
la sua distruzione. E perciò la scelta linguistica diventa discrimine (come
sempre è nella poesia, peraltro, quando è poesia). La scelta (ideologica) di
Marta è quella di chi avverte il dovere, oltre che la necessità, di definire il
reale attraverso un sistema di indagine non semplicemente percettivo. Esistono
molte lenti per mezzo delle quali si assume il reale (…). Marta usa lenti che
non riproducono in nettezza, ma in profondità.”
DALLA POSTFAZIONE di MARCELLO BUTTAZZO – “La sua è poesia filosofica, d’un progressivo incedere, d’un elegante procedere. Filosofica perché va a fondo dell’essere, scava intimamente nelle scaturigini dell’esistente, rivelando e mostrando sempre tracce consistenti di vita vissuta. Quella di Marta Vigneri è poesia di fisica ponderatezza. Il corpo balena, respira, parla, declama, evoca, echeggia. “Il corpo violato è padrone miserabile del tempo fortuito, trafitto dal ferro azzurro e affilato”. . Versi dell’alterità quelli di Marta, perché l’Autrice non si rinchiude mai in uno sterile fortino di egocentrismo: tutt’altro. Con le sue parole d’amore, di gioia e di dolore, getta un ponte conoscitivo e prolifico con l’altro da sé. I suoi versi non sono uno specchio di vacuo egotismo, ma un veemente e intenso treno in corsa, con cui la poetessa ci invita al viaggio.”
info evento 338 887 8042
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sabato 25 febbraio 2017
giovedì 23 febbraio 2017
mercoledì 22 febbraio 2017
“Rare rondini a primavera (sempre più gabbiani lontani dal mare)” (iQdB Edizioni di Stefano Donno) di Vito Antonio Conte alla Libreria Palmieri di Lecce
“Rare rondini a primavera (sempre più gabbiani lontani
dal mare)” (iQdB Edizioni di Stefano Donno) di Vito Antonio Conte sarà
presentato il 23 febbraio 2017 ore 18,30 presso la Libreria Palmieri di Lecce
in via Salvatore Trinchese 62 da Eliana Forcignanò. Interverrà l’editore
Stefano Donno
Poesia quella di Vito Antonio Conte carica di senso, o
meglio di quel sentimento vitale che non arretra rispetto a niente e nessuno. I
versi sono attraversati come un fiume in piena da sorrisi amari, sberleffi, e
un impellente quanto mai sopito bilanciamento del ritmo in ogni parola usata,
perché se la si deve dire tutta, è inutile biasciare, balbettare o peggio
ancora essere fraintesi. Questa piccola raccolta poetica nonostante tutto (e
fortunatamente grazie a tutto quello che esprime) e nonostante l’amarcord che
la pervade, è un inno singolare alla vita, forse un invito al viaggio per non
farsi sfuggire nulla e godere di tutto, per non avere rimpianti, rimorsi e
inutili nodi alla gola!
Questa raccolta di poesie è dunque «un inno singolare
alla vita, forse un invito al viaggio per non farsi sfuggire nulla e godere di
tutto, per non avere rimpianti, rimorsi e inutili nodi alla gola!». E la vita
scorre a pieno regime in questi versi, «attraversati come un fiume in piena da
sorrisi amari, sberleffi, e un impellente quanto mai sopito bilanciamento del
ritmo in ogni parola usata, perché se la si deve dire tutta, è inutile
biasciare, balbettare o peggio ancora essere fraintesi». Lo testimoniano non
solo i versi citati in apertura, ma anche quelli presenti nel resto della
raccolta. L’autore non gira intorno alla verità, quantomeno alla sua verità, e
la espone senza cercare lunghe e inutili elusioni: «che se poi la madre di quel
tizio / si fosse data e/o continui a darsi / davvero per soldi / dov’è la
colpa? / e soprattutto di chi?». Oppure: «altra cosa è il piacere / e altra
ancora il Piacere / (e adesso non rompetemi i coglioni / pensate a salvarvi da
voi stessi…)». Ma non c’è spazio, in questa raccolta, soltanto per confessioni
o invettive. Emergono, al suo interno, anche versi in cui l’autore si espone in
altro modo, riflettendo su sensazioni sfuggenti che colpiscono nonostante la
loro apparente quotidianità: «Felicità è incontrare / nella notte un bagliore /
evitando la confusione / accecante del giorno / nutrendo attimi d’amore /
attimi d’amore / attimi d’infinito amore». Si tratta soltanto apparentemente di
un’opposizione rispetto alla chiarezza aperta e finanche smodata dei versi
citati poc’anzi. A questo servono le parole: circoscrivere uno stato d’animo
nello spazio di un momento. E così, non troppo inaspettatamente, la raccolta si
chiude con tre versi sentimentali ma anche lapidari: «T’ho baciata / senza
neppure sfiorarti / per godere del tuo sorriso». (Stefano Savella, Puglialibre)
Vito Antonio Conte è nato a San Pietro in Lama e vive
a Lecce, siccome gli è toccato e siccome ha scelto. Laureato in giurisprudenza,
rispetta il diritto, ma ama giocare di rovescio…
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martedì 21 febbraio 2017
“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri alla Ergot di Lecce
“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo
whiskey bar di Giuseppe Calogiuri, con prefazione di Daniele De Luca
(Unisalento) edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno si presenta il 22 febbraio
2017 ore 19,00 presso la Libreria Ergot di Lecce in Piazzetta Falconieri Interverranno
insieme all’autore, la giornalista Leda Cesari, l’editore Stefano Donno.
“Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole molto coraggio nel
chiedermi di scrivere una prefazione a un libro su di una band degli anni '60. Perché,
anche a voi che leggete, qual è il primo pensiero che vi viene in mente?
Sicuramente uno di quegli insopportabili gruppi frikkettoni, hippie, pacifisti,
lenti e insulsi sul modello di Mamas&Papas o Jefferson Airplane (ne sono
certo). Per fortuna, anche in quegli anni terribili dal punto di vista musicale
qualche luce affiorava nel buio. E, forse, una luce più di tutte, quella di The
Doors! Ed è di questa luce che questo libro vi parla. Meglio, ve la racconta. E
Giuseppe Calogiuri, conoscendo questa mia debolezza, ha saputo trovare lo
strumento e il coraggio giusto. Ma, forse, è necessario andare per ordine... Il
4 gennaio 1967 The Doors pubblicano il loro primo album omonimo. Non siamo in
un anno qualsiasi, quel 1967 segnerà la storia degli Stati Uniti, prima, e
dell'intero mondo occidentale, poi. Già da qualche anno le forze armate di
Washington combattono lontano da casa una guerra non ufficiale. Dall'inizio del
suo mandato presidenziale, il “progressista” John F. Kennedy ha cominciato a
prendere i ragazzi del suo paese per scaraventarli dall'altra parte del mondo.
The Golden One (citando The Human League), figlio di una famiglia arricchitasi
spropositatamente grazie al commercio illegale di alcol, ha precipitato gli
Stati Uniti nel fango del Vietnam. Il suo successore, Lyndon B. Johnson, ha
continuato il lavoro. Anzi, lo ha portato alle estreme conseguenze. Il 7 agosto
1964, il Congresso americano – approvando la H.J. Res. 1145 (conosciuta come la
“Risoluzione del Tonchino”) – ha consegnato al Presidente un assegno in bianco
per portare le truppe ovunque ritenesse necessario. È l'inizio della presidenza
imperiale. E' anche l'inizio, in pratica, della coscrizione obbligatoria per i
giovani americani. Quella carne fresca serve. È indispensabile per combattere
nelle paludi e nelle giungle del sud-est asiatico. Nel 1968, saranno ben
500.000 i soldati impiegati in Vietnam (con infiltrazioni anche in Cambogia e
Laos per inseguire i charlie). In questo clima, le Università sono le
istituzioni che, più di altre, risentono della guerra. I ragazzi che “vincono”
alla perfida lotteria della coscrizione hanno solo tre scelte: 1) accettare
l'arruolamento; 2) scappare, magari in Canada (come Jack Nicholson); oppure 3)
scegliere la strada dell'obiezione di coscienza. La terza è una scelta
difficile, ti mette fuori dalla società e, per questo, ci vuole un coraggio
enorme. Un campione sportivo all'apice della carriera rifiuterà più volte
l'arruolamento e il 20 giugno del 1967 sarà giudicato colpevole di tradimento.
Quell'uomo era Muhammad Ali! Una nuova strada doveva essere trovata. E qui la
musica sarà fondamentale come mezzo di aggregazione per tutti coloro i quali
volevano fare qualcosa. Il 1967 regalerà alla costa occidentale degli Stati
Uniti la Summer of Love e al Vecchio Continente la spinta alla rivolta
studentesca, che in Europa inizierà nel maggio dell'anno dopo. La scintilla
partita dall'Università di Berkeley, in California, diventerà fiamma viva in
altri atenei, per trasformarsi in incendio a Parigi. Il Monterey Pop Festival
del giugno 1967 sarà il pretesto che permetterà agli studenti di unirsi,
confrontarsi e cogliere tutti i segnali che artisti come Jimi Hendrix o The Who
sputavano dal palco. Segnali che, in un modo o in un altro, volevano dire
rabbia. Beh, The Doors sono figli e, insieme, strumento di quella rabbia e di
quella società americana che è confusa e terrorizzata dai suoi stessi leader.
Una società che ha visto cadere i propri miti politici con l'assassinio di
Kennedy, o quelli sportivi, con l'arresto di Ali, e che vede, continuamente,
partire i propri ragazzi verso luoghi lontani e impronunziabili per tornare,
poi, in casse avvolte dalla bandiera a stelle e strisce. Una generazione di
giovani e adolescenti che si rifugia sempre più nelle droghe. Magari nuove
droghe come l'LSD, che aprono nuove porte. E queste porte sono quelle già
narrate da William Blake e che Jim Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John
Densmore faranno proprie e attraverseranno con l'arroganza, l'incoscienza e la
rabbia dell'età. Arroganza, incoscienza e rabbia che non si possono non
condividere e abbracciare. Abbracciare anche da parte di chi, come me, è
cresciuto con e nel punk, prima, e nella new wave, dopo. Un triade di valori e
sentimenti che tutti insieme risiedono in quella prima prova discografica e
che, qui, Giuseppe Calogiuri analizza e descrive con sapienza tecnica
assolutamente invidiabile (almeno da parte di chi crede che conosciuti due
accordi si possa e si debba formare una band!). Quello che avete tra le mani non
è un ennesimo libretto sulla band di Los Angeles, no. Sono pagine che vi
faranno fare un passo avanti sulla strada della conoscenza di un album
fondamentale. Un disco con veri gioielli. E alcuni sono gioielli sfrenatamente
gotici: come non citare la bellezza fulminante di The Crystal Ship. Pezzo che,
per il chiaro riferimento a leggende celtiche, avrebbe sicuramente fatto
innamorare i membri della Confraternita Pre-raffaellita di vittoriana memoria.
Il dolore che trasuda freddo e umido da End of the Night o l'incestuoso sangue
che sgorga da The End. Pezzo, quest'ultimo, che non può non ricordare In Cold
Blood di Truman Capote e a causa del quale, soprattutto, sono certo, il Re
Inchiostro Nick Cave avrebbe venduto l'anima per poter scrivere una murder ballad
come quella. Insomma, ora basta, inutile aggiungere altro. Giuseppe Calogiuri
vi ha invitato, vi ha aperto le porte e, come avrebbe cantato Ian Curtis: “This
is the Way... step inside!” (Prefazione di Daniele De Luca)
Giuseppe Calogiuri (1978) è nato a Lecce e qui vive e
lavora come avvocato specializzato in diritto d’autore e degli artisti. Alla
professione affianca l’attività di chitarrista ed ha all’attivo un decennio di
militanza nella prima tribute band salentina dei Doors, con la quale ha portato
il sound della band di Los Angeles in giro per la Puglia. Giornalista e
scrittore, tra i suoi lavori “Una buona giornata” (premio “Corto Testo”),
“Tramontana” (Lupo Editore, 2012), “Cloro” (Lupo Editore, 2016).
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lunedì 20 febbraio 2017
Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) alla Libreria Palmieri di Lecce
Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano
Donno) sarà presentato dal giornalista e scrittore Raffaele Polo con le letture
di Mauro Marino (Fondo Verri) il 21 febbraio 2017 ore 18,30 presso la Libreria
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DALLA PREFAZIONE di FRANCESCA TUSCANO - “Che poesia è
dunque LA poesia di Sideralgìa? Ma sarebbe meglio dire cosa non è: non è poesia
del sentimento, inteso come necessità espressiva di un’intimità non mediata,
ingenua (…) La poesia di questa raccolta è invece densa di sottotesto, mediata,
e se di sentimento parla lo fa con evidente consapevolezza formale, oltre che
tematica. Non è poesia per signore con cagnolino da grembo (come avrebbe detto
Majakovskij). La poesia di Marta (qui il nome non è dell’autrice, ma della voce
che agisce, nella raccolta) è poesia dell’urlo (comunicativo), che nasce dal
suo opposto, l’afasia che ha conosciuto, carnalmente, l’Ospite, e la sua
distruzione. E perciò la scelta linguistica diventa discrimine (come sempre è
nella poesia, peraltro, quando è poesia). La scelta (ideologica) di Marta è
quella di chi avverte il dovere, oltre che la necessità, di definire il reale
attraverso un sistema di indagine non semplicemente percettivo. Esistono molte
lenti per mezzo delle quali si assume il reale (…). Marta usa lenti che non
riproducono in nettezza, ma in profondità.”
DALLA POSTFAZIONE di MARCELLO BUTTAZZO – “La sua è poesia filosofica, d’un progressivo incedere, d’un elegante procedere. Filosofica perché va a fondo dell’essere, scava intimamente nelle scaturigini dell’esistente, rivelando e mostrando sempre tracce consistenti di vita vissuta. Quella di Marta Vigneri è poesia di fisica ponderatezza. Il corpo balena, respira, parla, declama, evoca, echeggia. “Il corpo violato è padrone miserabile del tempo fortuito, trafitto dal ferro azzurro e affilato”. . Versi dell’alterità quelli di Marta, perché l’Autrice non si rinchiude mai in uno sterile fortino di egocentrismo: tutt’altro. Con le sue parole d’amore, di gioia e di dolore, getta un ponte conoscitivo e prolifico con l’altro da sé. I suoi versi non sono uno specchio di vacuo egotismo, ma un veemente e intenso treno in corsa, con cui la poetessa ci invita al viaggio.”
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